l Castello normanno o dei Conti di Sangro, fu edificato dai Normanni nel XII secolo, con lo scopo di controllare uno degli accessi meridionali alla Valle Peligna.
Successivamente, probabilmente dopo il 1282, con la riconferma ai Di Sangro delle terre peligne, il castello subisce delle evidenti trasformazioni con l’adeguamento del palatium a grande torrione quadrangolare sul versante sud, la scarpatura di tutto il recinto difensivo e il rifacimento della torre-mastio sul versante nord.
Quest’ultima a pianta quadrata nelle fasi originarie del XII secolo, viene rifatta in forma pentagonale con puntone verso il lato nord-ovest, direzione da cui poteva provenire un eventuale attacco
Fu abitato dalle famiglie di Sangro, ovvero di Anversa e Belprato. Dopo i Conti di Sangro, nel corso del XV-XVI secolo il castello fu abitato dai Belprato, che quivi posero la loro dimora. Sotto i Belprato, il castello fu abbellito e divenne un centro di attrazione per intellettuali ed artisti.Prima del 1606 vi dimorò il celebre botanico napoletano Fabio Colonna, ospite della contessa Virginia Belprato; in Anversa egli rinvenne alcune pianticelle rare.
Delle strutture difensive rimane il recinto poligonale con ingresso verso il borgo, il palatium feudale, con torrione su un angolo (risistemato più volte nel XIII-XV secolo) e la torre sommitale a pianta pentagonale “a puntone” trecentesca, sovraposta alla precedente normanna a pianta quadrata.
Tra il 1585 ed il 1588, nell’ampia Cappella comitale di San Michele Arcangelo annessa al palazzo, si celebrarono le nozze di D. Costanza, figlia di Gio Berardino II e Virginia Orsini, con il letterato napoletano Giambattista Manso, marchese di Villa Irpina e signore di Bisaccia, amico e protettore di letterati come Torquato Tasso, il quale compose per queste nozze il sonetto: “In un bel prato, e tra i bei fiori e l’erbe.”
Ma anche in epoca più recente, il castello normanno di Anversa è stato al centro di eventi legati al mondo della letteratura.
Dell’antico castello resta il rudere del puntone della torre trecentesca, crollata in parte dopo il violento terremoto del 1706, mentre è ancora visibile l’edificio abitativo e la Cappella comitale annessi al castello, nonché l’arco ribassato posto all’ingresso del palazzo, che è databile ai primi del Cinquecento e presenta lo stemma dello stesso secolo dei Belprato-Della Tolfa-Orsini.
Fu qui che Gabriele D’Annunzio nel 1904 ambientò la tragedia La fiaccola sotto il moggio, dopo aver visitato il castello, insieme ad Antonio De Nino.
L’attuale ingresso al palazzo con arco ribassato è databile ai primi del Quattrocento e presenta lo stemma cinquecentesco dei Belprato-Della TolfaOrsini. Nell’interno si nota il giardino post-rinascimentale a due livelli con torretta dotata di scala a chiocciola circolare, formata da moduli in lastre calcaree.
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Pagina aggiornata il 29/01/2024